Quella che si configura ad un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina è una situazione decisamente critica sia in termini di scacchiere geopolitico che di prospettive finanziarie/economiche. La guerra che sta sconvolgendo il cuore dell’Est Europa in primo piano; la conclamata escalation della tensione sullo Stretto di Taiwan tra Cina, supportata della Russia, e Stati Uniti; i fatti di Silicon Valley Bank e Credit Suisse che hanno scosso i mercati azionari e obbligazionari occidentali e asiatici aumentando l’incertezza, generano un quadro intricato.
Martedì 19 aprile Netflix ha annunciato il calo dei suoi subscriber, di cui 600.000 per i soli mercati di Stati Uniti e Canada, nel primo trimestre 2022, contro le attese degli analisti per cui l’azienda aggiungesse nello stesso periodo 2,5 milioni di abbonati al proprio pacchetto.
Gli sviluppi degli ultimi 2 anni stanno portando sempre più utenti della Rete a comprendere l’importanza della privacy e a cercare alternative a Google e ai social media come Facebook che realizzano profitti sui dati degli utenti.
Oggi parliamo di war economy. Il 12 marzo, a margine del Consiglio europeo tenutosi a Versailles per discutere della posizione comune UE sulla guerra in Ucraina, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha parlato proprio di economia di guerra.
Dal successo alla catastrofe del POTUS sui social media, alcuni spunti di riflessione per la comunicazione on line. Prendiamo spunto da un fatto clamoroso di questi ultimi tempi, cioè il bando del Presidente degli Stati Uniti da pressoché tutte le piattaforme social del mondo, per tentare una riflessione sul come le pratiche di espressive generate dalla rivoluzione digitale stiano sfidando, ormai da tempo e senza finire ancora di sorprenderci, tutto quello che davamo per scontato di sapere sulla comunicazione ma anche sull’identità.
Le nostre abitudini d’acquisto sono cambiate, molto probabilmente per sempre. L’emergenza COVID e i conseguenti lockdown, hanno trasformato il nostro modo di fare la spesa e questa sembra essere una tendenza senza ritorno. Gli Ipermercati, le grandissime superfici, soffrono.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, questo è l’articolo primo della nostra Costituzione. Quindi sul fatto che il lavoro sia un valore non dovrebbero esserci dubbi di sorta.